sabato 16 novembre 2013

Quali sono le dinamiche dell'export internazionale per il made in Italy



Secondo quanto affermava poco fa un report dell’Istat sul commercio estero, circa un’impresa su cinque (appartenente al settore dell’industria e dei servizi) svolge attività al di fuori dei confini nazionali, con una dinamica molto più importante per quanto attiene le medie – grandi imprese. Di fatti – prosegue il dossier dell’Istituto Nazionale di Statistica – tra le imprese maggiori si nota un interesse significativamente maggiore per il mercato nazionale e per quello estero: tra le imprese di media dimensione (50 – 249 dipendenti), ad esempio, e tra quelle di grandi dimensioni (+ 250 dipendenti), ben un’impresa su due si affaccia sui mercati esteri e propone il made in Italy, con una proporzione che rimane invece molto più bassa nelle piccole imprese (19 – 49 dipendenti), dove la percentuale cala a meno di un terzo, e soprattutto tra le micro imprese (3 – 9 dipendenti), dove la percentuale crolla a meno di una su cinque.

Per quanto concerne i settori di attività economica, le imprese che operano nel commercio sono quelle che hanno la maggiore propensione a limitarsi alle operazioni sul solo mercato locale (esporta solo il 30% delle aziende), mentre quelle dell’industria sono certamente più dinamiche (il 46% è attivo sui mercati esteri). Per quanto invece attiene la ripartizione territoriale, sensibili differenze possono essere rilevate tra il Sud e il Nord, con il Meridione che annovera oltre il 70% delle imprese che operano esclusivamente nel mercato locale, mentre oltre un’impresa su quattro appartenente alla macro area del Nord Ovest e del Nord Est opera sui mercati esteri ed opera attivamente nell'export internazionale.

Infine, sul fronte della clientela di destinazione, circa il 40 per cento delle aziende di industria e servizi ha come clienti finali soprattutto le famiglie, mentre il 60 per cento si rivolge alle pubbliche amministrazioni, alle aziende, al settore non profit e a quello agricolo. La ripartizione cambia invece se parliamo di imprese del settore del commercio e degli altri servizi, considerando che queste si rivolgono per almeno il 50 per cento alle famiglie, contro un 15,8 per cento delle imprese del settore industriale e il 30,3 per cento del settore delle costruzioni.

Ancora, nel settore terziario, il comparto dell’assistenza e del commercio al dettaglio guarda alla famiglia nell’80 per cento degli operatori, mentre i settori di attività scientifica e di consulenza hanno come principali interlocutori commerciali altre imprese o le istituzioni. In ogni caso, la tendenza a fare del business internazionale sta crescendo in maniera trasversale, riguardando qualsiasi tipologia di impresa, sempre più alle prese con la predisposizione di strategie per l’internazionalizzazione molto più specifiche e pianificate per un export globale.

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