Secondo quanto affermava poco fa un report dell’Istat sul commercio estero, circa un’impresa su cinque (appartenente al settore dell’industria e dei servizi) svolge attività al di fuori dei confini nazionali, con una dinamica molto più importante per quanto attiene le medie – grandi imprese.
Di fatti – prosegue il dossier dell’Istituto Nazionale di Statistica – tra le imprese maggiori si nota un interesse significativamente maggiore per il mercato nazionale e per quello estero: tra le imprese di media dimensione (50 – 249 dipendenti), ad esempio, e tra quelle di grandi dimensioni (+ 250 dipendenti), ben un’impresa su due si affaccia sui mercati esteri e propone il made in Italy, con una proporzione che rimane invece molto più bassa nelle piccole imprese (19 – 49 dipendenti), dove la percentuale cala a meno di un terzo, e soprattutto tra le micro imprese (3 – 9 dipendenti), dove la percentuale crolla a meno di una su cinque.
Per quanto concerne i settori di attività economica, le imprese che operano nel commercio sono quelle che hanno la maggiore propensione a limitarsi alle operazioni sul solo mercato locale (esporta solo il 30% delle aziende), mentre quelle dell’industria sono certamente più dinamiche (il 46% è attivo sui mercati esteri).
Per quanto invece attiene la ripartizione territoriale, sensibili differenze possono essere rilevate tra il Sud e il Nord, con il Meridione che annovera oltre il 70% delle imprese che operano esclusivamente nel mercato locale, mentre oltre un’impresa su quattro appartenente alla macro area del Nord Ovest e del Nord Est opera sui mercati esteri ed opera attivamente nell'export internazionale.
Infine, sul fronte della clientela di destinazione, circa il 40 per cento delle aziende di industria e servizi ha come clienti finali soprattutto le famiglie, mentre il 60 per cento si rivolge alle pubbliche amministrazioni, alle aziende, al settore non profit e a quello agricolo. La ripartizione cambia invece se parliamo di imprese del settore del commercio e degli altri servizi, considerando che queste si rivolgono per almeno il 50 per cento alle famiglie, contro un 15,8 per cento delle imprese del settore industriale e il 30,3 per cento del settore delle costruzioni.
Ancora, nel settore terziario, il comparto dell’assistenza e del commercio al dettaglio guarda alla famiglia nell’80 per cento degli operatori, mentre i settori di attività scientifica e di consulenza hanno come principali interlocutori commerciali altre imprese o le istituzioni.
In ogni caso, la tendenza a fare del business internazionale sta crescendo in maniera trasversale, riguardando qualsiasi tipologia di impresa, sempre più alle prese con la predisposizione di strategie per l’internazionalizzazione molto più specifiche e pianificate per un export globale.
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